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Cocci dell'età del bronzo e capanne del neolitico testimoniano che la storia degli abitanti di Naxos nasce in età preistorica. Tuttavia, Naxos fu la prima colonia greca in Sicilia, fiorendo a partire dall'VIII secolo a.C.. I greci che si stabilirono successivamente lasciarono un patrimonio prezioso di documenti e testimonianze. Sempre in età preistorica si formò la penisola di Capo Schisò, grazie ad una eruzione di notevole portata dal Vulcano Moio - un cratere ormai spento da secoli, sito alle falde dell'Etna - che portò a valle verso le rive di Naxos un fiume di lava che si arrestò in mare. Il magma a contatto con l'acqua si raffreddò creando un arco incantevole, una scogliera in pietra lavica di rara bellezza. Una necropoli risalente all'età del bronzo situata tra il torrente Santa Venera ed il mare, ha fornito le prime testimonianze della presenza dell'uomo nel sito di Naxos. Infatti, gli scavi archeologici effettuati in questa zona, hanno rinvenuto numerosi oggetti in terra cotta, ceramiche e diverse tombe. Inoltre, particolari ceramiche, anfore e vasi, testimoniano insediamenti umani appartenenti alla cultura Tapsos ed alla civiltà Stentinello, ovvero la più antica cultura agricola. L'avvento della civiltà Stentinello rappresenta il passaggio dall'era paleolitica a quella neolitica in Sicilia. Esso è caratterizzato dall'approdo di popolazioni nuove, portatori di una civiltà superiore. Infatti, conoscono tecniche di agricoltura, allevano bestiame, navigano per i mari e commerciano con altri popoli; sanno lavorare l'argilla, costruiscono utensili e levigano la pietra. Non vivono più dentro le grotte, bensì costruiscono villaggi con le loro capanne. I resti testimoniano che queste antiche civiltà e culture erano presenti a Naxos.
Naxos prima colonia greca di Sicilia Secondo fonti attendibili, il 735 a.C. è l'anno in cui giunsero per primi i calcidesi dell'Eubea che, guidati da Teocle, fondarono Naxos: la prima colonia greca di Sicilia. La spedizione euboica, appena conquistata la prima colonia, eresse l'ara di Apollo Archegetes affinchè i sacri inviati potessero compiere un sacrificio prima di salpare. I greci calcidesi salparono sulla costiera di pietra lavica in faccia al mare di Ulisse, che già secoli prima, il Vulcano Moio aveva provveduto a creare con una delle sue più imponenti eruzioni. E' quì che erge un simulacro moderno con un'anima antica: la Nike. Essa rappresentava la sorella ideale della Dea di Samotracia che dimora a Louvre di Parigi, segno quest'ultima della vittoria di Rodi sulle truppe di Antiochio III di Siria nel 190 a.C.. La Dea alata della Vittoria, rinvenuta senza capo ne braccia in Samotracia da una spedizione archeologica francese, sembra essersi posata sulla roccia lavica dopo un volo senza tempo, leggera, eterea, il ventre corroso dalla salsedine e dal vento e l'anima che si confonde con l'azzurro del mare e del cielo. Venuta da lontano, porta con se i colori dell'Egeo e i profumi dell'Olimpo. La Nike è stata collocata qui nel 1966 dove i calcidesi arrivarono per primi, a ricordo del gemellaggio tra la città di Giardini Naxos e la città di Kalkìs d'Eubea, da dove partirono i colonizzatori che fondarono Naxos.
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